Ludwig
è l’atto inattuale, il sangue che converte.
Ludwig
non è la coscienza del tempo, il declinare del giorno.
Ludwig
è il delitto sacro, il compimento del verbo smisurato.
Ludwig
non è un singhiozzo, non è l’io moribondo del poeta.
Ludwig
è lo specchio che si specchia, il fulgore.
Ludwig
non è il quando, il prima, il dopo.
Ludwig
è il passato che non fu e l’incendio che è.
Ludwig
non è una mente, non è un corpo, non è chi.
Ludwig
è la lezione crudele, l’inno che sale,
la meraviglia implacabile.
Ludwig
non è il suo volto, il suo nome, il suo sogno.
Ludwig
è l’algebra, la scossa, il furore scarlatto.
Ludwig
non è il pensiero, il concetto, l’aborto.
Ludwig
è la poesia, il gemello senza nome e senza riposo.
Ludwig
non è carta, non è grammatura, non è
pagina.
Ludwig
è il compito che non sapremo, l’esatto comando, la fede che risplende.
Ludwig
non è canzone, non è voce, non è lettura.
Ludwig
è lo spavento apocalittico e divino, il salto, la coincidenza che deraglia.
Ludwig
non è parola- moneta, non è commercio, non è comunità.
Ludwig
è la catastrofe che illumina, il gesto grande e
immortale, il tonfo celeste.
Ludwig
non è il pianto, la pena, la denuncia.
Ludwig
è l’estasi matematica, l’ordigno, la gloria, la fine di ogni fine.
Ludwig
non è nessun libro, nessun autore, nessun poeta.
Ludwig
ha scritto Ludwig.