lunedì 9 ottobre 2017

Recensione di Marco Ferri a "Voce interrotta"


Voce interrotta è stato pubblicato da Italic Pequod nel 2016. Nella nota che introduce le poesie di Mauro Germani si parla di una "poetica della dissolvenza, dello svanire, dell'offuscarsi", e in effetti questa percezione è subito evidente, perché il lettore vede apparire e svanire, poesia dopo poesia e direi verso dopo verso, le cose del mondo, ma anche le parole e gli orizzonti: "io non so più le parole / a ridosso del mondo." La poesia di Germani è lirica pura, essenziale, quasi priva di aggettivazioni, ma è anche, in qualche modo, scorporata, pura voce che "ditta dentro", cioè che viene dalle profondità dell'inconscio, come indizio di uno smarrimento e di una perdita. "Qualcuno ascolta / da un pianerottolo vuoto / e chiama improvvisamente / i morti, le voci che dalle porte /  corrono fino alle ultime / piazze della città / e vorrebbe capire il suo / segreto, quel taglio che da anni / gli scava il petto / e invece piange, / piange in silenzio, piange / per tutti."
I ricordi che affiorano si dissolvono appena pronunciati. Sembrano soggetti a un ineluttabile destino di annullamento. A poco a poco si delinea un panorama di desertificazione, testimoniato da una voce che sembra voler cancellare le proprie tracce invece che seguirle, perché i dubbi riguardano la voce stessa: "Di chi è questa voce scritta / che ascolto, questo fiato / senza corpo, questa / febbre alta / che brucia nell'aria?"... "Tutto cerca un nome, / tutto fiorisce nel niente / di questo / breve mattino. Il lessico di Germani è volutamente ridotto all'osso, e parole come 'niente', 'nessuno', 'nulla' sembrano precipitarsi sui ricordi per fermarli sul nascere, oppure per sospingerli e lasciarli passare come "nuvole disperse".
"C'è solo questa voce / interrotta oggi / questo fremito / che dai terrazzi / corre alle periferie / bianche da una / curva all'altra / e più lontano / ai campi , ai pensieri...". Ma ecco immediatamente la cancellazione. "E alla finestra / qualcuno era / una vedetta / del nulla". Le poesie di Voce interrotta hanno sempre questo ritmo spezzato, breve, come se affluissero alla pronuncia portando dal profondo una delusione inevitabile, che riguarda sia la possibilità di poter affermare qualcosa, sia la possibilità di conoscerne la sorgente. Il lettore si trova spaesato, ma credo che sia il poeta stesso a indicare la cancellazione del paesaggio. "La vita resta e finisce / anche così, / in questa scrittura / che si cancella, / in questa voce / di qualcuno / che non c'è."
L'ultima sezione si intitola Indizi. Poemetto delle verità presunte o degli osservatori osservati.
Qui entriamo nei labirinti dell'io. Un labirinto di specchi. Inquietante. Mancano le coordinate, i segnali stradali del discorso, e i pronomi personali sembrano etichette vuote. "Allineati al / confine stretti / dove guardarci / uno dopo/ l'altro / marciamo / nel buio della / parola, noi / tutti / voi senza / poesia / noi soldati / senza più / ordini, / fantasmi / di tutte le / veglie." Sembra un'umanità disumanizzata, residuale.
Ho citato molti versi delle poesie di Mauro Germani perché credo che sia il modo migliore per avvicinarsi a questa lirica sincopata, dolorosa e dissolvente. Un libro intenso.
Mauro Germani (Milano 1954) ha fondato la rivista "Margo" ed è autore di numerose opere di poesia, narrativa e saggistica. Il libro più recente è Margini della parola, Note di lettura su autori classici e contemporanei (La Vita Felice, 2014). Oltre naturalmente a Voce interrotta (Italic Pequod, 2016).

Testo pubblicato su "Filobus66 - 9 ottobre 2017