sabato 6 luglio 2013

Chiara Ruggiero su "Giorgio Gaber Il teatro del pensiero"


Giorgio Gaber. Il teatro del pensiero, scritto da Mauro Germani e pubblicato nel 2013 da Editrice Zona, è un libro atipico, ricco di spunti di riflessione decisamente interessanti, poiché si tratta di un viaggio affascinante e dettagliato nel pensiero di Giorgio Gaber, portato in scena a teatro per oltre trent'anni attraverso il Teatro Canzone, valido esperimento che accorpava prosa, musica, monologhi e canzoni al fine di colpire e far riflettere il pubblico
Dieci capitoli che analizzano il pensiero di Giorgio Gaber, restituendo quella giusta e meritata fama di artista poliedrico e geniale, da sempre controcorrente e che per tutta la sua lunga carriera non ha fatto altro che mettere in discussione se stesso e l'intera società, affrontando temi spigolosi e complessi come la precarietà dell'esistenza, la fragilità dell'individuo. la frustrazione, la solitudine e rappresentando sempre le ansie, le paure, le contraddizioni e le speranze dell'intera collettività, non disdegnando mai di un certo pensiero filosofico e di una buona dose di arguzia per spiegare concetti spesso troppo complessi.
Il pensiero di Giorgio Gaber, influenzato tra l'altro da alcuni grandi intellettuali come Sartre, Céline, Pasolini, Adorno, Borges e Beckett e il suo linguaggio sempre schietto, incisivo e ricco d'immagini e sensazioni, è da sempre in grado di stimolare la riflessione, risvegliare le coscienze e sviluppare nell'ascoltatore un certo pensiero critico, utile per affrontare il decadimento  della società e dell'individuo.
Leggendo il libro di Mauro Germani, ciò che però mi ha maggiormente colpito di Giorgio Gaber è la sua continua ricerca di un senso concreto nella vita e la sua incessante lotta contro le maschere e contro l'omologazione dell'individuo che oggi più che mai mi sembrano due elementi che rappresentano benissimo questa nostra società in continua contraddizione e ormai alla deriva.
E a dieci anni esatti dalla morte di Giorgio Gaber, quest'intrigante opera di Mauro Germani, oltre che accrescere ulteriormente la fama di Gaber, rappresenta un valido tributo ed un preziosissimo documento per far avvicinare le nuove generazioni e non solo a questo grande artista che merita di essere assolutamente ricordato e divulgato il più possibile. Personalmente, mi piacerebbe pensare che questa preziosa eredità lasciataci da Gaber attraverso il suo pensiero, possa essere una spinta in grado di restituire uno slancio e una dignità all'umanità intera.
Chiara Ruggiero

Testo pubblicato su "Librofilia"

venerdì 5 luglio 2013

Nicola Vacca su "Giorgio Gaber Il teatro del pensiero"



Giorgio Gaber amava definirsi "un filosofo ignorante". Come Socrate, questo straordinario pensatore della nostra canzone d'autore sapeva di non sapere e la sua straordinaria umiltà ha fustigato tutto il conformismo e la stupidità dilaganti in questo mondo governato dalle apparenze e da un modo ipocrita di essere sani e liberi.
A dieci anni dalla morte, le sciabolate irriverenti del teatro canzone di Gaber sono ancora il monito che si affaccia su questa decadenza nella quale siamo precipitati e da cui non si intravede alcuna via.
Mauro Germani, poeta e saggista, dedica alle contraddizioni vitali di questo inascoltato profeta un'interessante monografia. Giorgio Gaber. Il teatro del pensiero è un meraviglioso viaggio nella scomoda inattualità del mondo gaberiano. Attraverso il teatro canzone e il teatro d'evocazione, passando per la sua carriere musicale, l'autore affronta nel libro i temi chiave trattati da Gaber. La società, il rapporto con il potere, l'amore, Dio, la politica e soprattutto l'uomo.
Gaber, irriverente voce fuori dal coro che non si nasconde dietro i suoi testi, e soprattutto libero pensatore che non ha paura di affrontare a viso aperto la maschera del conformismo e il leviatano del perbenismo che riduce l'essere umano a un manichino che fa finta di essere sano. A quell'uomo smarrito e senza illusioni, inserito in un sistema che tende a schiacciarlo, Gaber si rivolge con durezza. E' altrettanto severo nei confronti dell'uomo senza qualità e lo spinge a vivere diversamente, a cercare un senso alla propria esistenza.
Quello che manca è un uomo che sappia appropriarsi autenticamente della propria esistenza. Giorgio Gaber, prima di ogni cosa, a questo ha lavorato per una vita intera. La ricerca di un pensiero autentico che sappia prendere le distanze dall'ipocrisia delle mode culturali del momento e delle tendenze politiche vuote e autoreferenziali in voga. Quello di cui abbiamo bisogno è un nuovo rinascimento in cui l'uomo torni ad essere individuo tutto da inventare, in continuo movimento. Finalmente libero nell'anima e dai luoghi comuni di un conformismo che uccide le coscienze.
Mauro Germani, in questo documentato saggio, ci riporta la migliore lezione di Giorgio Gaber che profeticamente invita tutti noi a trovare il coraggio di abbandonare i nostri miseri egoismi e magari cercare un nuovo slancio collettivo: "Perché un uomo solo che grida il suo no è un pazzo. Milioni di uomini che gridano lo stesso no avrebbero la possibilità di cambiare veramente il mondo".
A questo impegno etico davvero non dovremmo sottrarci. Il temo è scaduto, ma in maniera conformista facciamo ancora finta di essere sani.
Nicola Vacca
Testo pubblicato su "Satisfiction", 5 luglio 2013