mercoledì 27 dicembre 2023

Igino Ugo Tarchetti: totalità infranta e dualismo (su "Racconti fantastici" e "Fosca")




C’è sempre qualcosa di incompiuto, di non detto, di segreto nei Racconti fantastici di Igino Ugo Tarchetti (1839-1869), pubblicati postumi nel 1869. Anche quando le vicende narrate sono inserite in una cornice cronachistica, non perdono mai quell’insondabilità e quel mistero che le accompagna. 

Esponente non secondario della cosiddetta Scapigliatura, Tarchetti esprime con la sue opere più significative –  i Racconti fantastici, appunto,  e il romanzo Fosca (1869) – la ricerca inquieta e impossibile di una realtà totale dell’uomo, il quale appare sovente scisso, tormentato da un dualismo senza scampo. Ed è proprio in questa totalità infranta, smarrita, irrecuperabile che risiede il contrasto tra il reale e l’ideale e che genera i fantasmi e le invenzioni  di Tarchetti.  Nel perenne dissidio tra luce e ombra, tra ragione e follia, tra vita e morte, si può riconoscere lo scrittore stesso, nel tentativo sempre vano di «trovare il centro della propria anima», come si legge nelle prime pagine di Fosca.  

L’uso  prevalente della prima persona verbale  è infatti la prova, da parte di Tarchetti, della necessità di non prescindere dalla propria esperienza e dalle proprie ossessioni; gli io protagonisti  si possono così legittimamente interpretare come trasfigurazioni, più o meno fantastiche, di angosce e di aspirazioni irrisolte dentro trame sfuggenti e feroci al tempo stesso. Ciò che accade ai personaggi è in qualche modo già accaduto all’autore, il quale – uscendo da sé medesimo – narra il suo doppio oscuro, tenta costantemente il limite tra apparenza e realtà, invertendo spesso i due termini e anticipando così problematiche tipicamente novecentesche.  È interessante notare, poi,  come temi romantici e ideali si capovolgano talvolta nel loro contrario, ma senza una completa perdita di entrambi, perché le loro conseguenze non si dissolvono mai del tutto e sopravvivono nell’ambiguità di un vero che è sempre oltre, ossia aldilà della coscienza. 

Nei Racconti  fantastici risultano di particolare rilievo I fatali, La lettera U, Un osso di morto. Nel primo, due individui sono portatori di tremende sciagure, ma non si sa chi siano veramente e viene messa in dubbio la loro doppia identità. La lettera U è la straordinaria storia di un’ossessione senza scampo, che rivela in realtà quella per la scrittura: la lettera in questione assume caratteri demoniaci  e il protagonista ne ha un vero e proprio orrore, dovuto soprattutto a alla sua forma, a «quella linea che si curva e s’inforca – quelle due punte che vi guardano immobili – quelle due lineette che ne troncano inesorabilmente, terribilmente le cime – quell’arco inferiore, sul quale la lettera oscilla e si dondola sogghignando – e nell’interno quel nero, quel vuoto, quell’orribile vuoto che si affaccia dall’apertura delle due aste, e si ricongiunge e si perde nell’infinità dello spazio…». Ecco che qui ritorna il tema del doppio, insieme a quello della mancanza e del vuoto. In Un osso di morto vi è invece il desiderio, da parte di uno spettro, di riappropriarsi  di una parte del proprio scheletro, così come nel racconto lungo Storia di una gamba l’ossessione per la perdita dell’arto inferiore s’intreccia in una storia in cui malinconia e amore, pietà e amicizia sfidano i loro stessi limiti e si aprono verso territori ignoti e pericolosi. 

Il pericolo, infatti, è sempre in agguato nelle storie di Tarchetti, nelle quali avvengono capovolgimenti continui e improvvisi, che la semplice ragione non riesce a controllare. È il caso del romanzo Fosca dove assistiamo a un singolare gioco di specchi sul tema dell’amore, tra momenti idilliaci, menzogne, e inquietanti passioni morbose. Le due donne della vicenda, la luminosa Clara e la tenebrosa Fosca, s’impadroniscono, a loro modo, della vita di Giorgio, il protagonista, ma entrambe sono segnate da un’impossibilità: Clara ha un marito; Fosca, invece, è di una «bruttezza orrenda» ed è gravemente malata. La passione folle che quest’ultima prova per Giorgio sarà fatale per entrambi: il malessere della donna (la sua non è solo una malattia fisica, in quanto ella è anche divisa in se stessa, e appare spesso duplice), e il senso di morte si accompagnano ad un amore vampiresco che non potrà che travolgere l’esistenza del protagonista, il quale scoprirà di essere comunque attratto dalla donna. Qui il dualismo di Tarchetti è ancora più accentuato e non trova pace; di questo Fosca è la testimonianza più autentica e drammatica.

Mauro Germani