Mistero di Dio e mistero dell’uomo:
che vengano strappati all’oblio e finalmente preservati e ricongiunti.
Ogni volto di un santo è
illuminato dall’amore e dalla sofferenza.
Sentirsi sconfitti può
avvicinarci a Dio, oppure allontanarci. È la nostra libertà.
In un grido disperato c’è
sempre una speranza segreta, un’altra
voce che chiama, un’invocazione che chiede misericordia e soccorso.
Che la Chiesa diventi davvero
povera, al di là di ogni potere e più conforme allo spirito evangelico! Non
cancelli, però, la solennità delle funzioni e dei riti: siano questi sempre
segni di mistero e di bellezza per ogni anima.
Bisogna ammettere che sul
piano della salvezza, l’arte e la poesia non
esistono. Probabilmente una
preghiera autentica, o un semplice balbettio durante una confessione, valgono di
più di ogni capolavoro realizzato dall’uomo.
Forse non si muore mai soli,
ma insieme a tutti i morti.
Imparare a pregare è anche prepararsi
a morire, saper dire di sì, lasciarsi andare nel luogo in cui da sempre siamo attesi.
C’è sul volto un desiderio di
verità che vince il mondo perché è l’ultimo.
È il grido dell’anima, l’attesa del morente.
La contesa tra bene e male
riguarda l’uomo. C’è in palio la sua anima. E la tremenda battaglia è nel
mondo, è qui, passa attraverso il sangue e la carne.
Un’anima davvero libera dovrebbe essere sempre un’anima
pura, uno sguardo di luce in mezzo alle tenebre.
Bernanos ha scritto che «il
peccato contro la speranza è il più mortale di tutti, e forse quello accolto
meglio», ma ha anche precisato che non bisogna confondere la speranza con l’ottimismo.
Quest’ultimo, infatti, «è una falsa speranza di cui si servono i vigliacchi e
gli imbecilli».
E se questa pandemia, che
tanto ci spaventa, fosse in realtà la conseguenza di un morbo antico, più
subdolo e silenzioso, che per anni e anni ha colpito le nostre anime, ed ora ha
cominciato ad attaccare anche i nostri corpi, in un assedio completo,
ricordandoci che la morte esiste? Chi
fermerà questo male? Chi potrà ridarci il respiro
e riunirci? Potrà bastare la
scienza?
Oh, la sorpresa della Carità,
la sua speranza viva, il suo fuoco portato dentro il dolore! Quell’affannarsi
continuo di uomini e donne dove si grida e si soffre, cavalieri sporcati
dall’amore che redime, così umili, così semplici, eppure così potenti nella
loro grandezza!
La conversione a Cristo non è
mai qualcosa di definitivo, perché la fede è una prova sempre esposta al rischio della caduta e del fallimento.
Essa, infatti, deve essere continuamente rinnovata.
Come trema il buio, come confonde e si confonde! Occorre guardarlo, penetrarlo, per conoscerlo meglio,
capirne il dramma, il segreto che lo inghiotte e lo fa palpitare nella lotta,
davanti ai nostri occhi spalancati…
Le nostre parole che restano
come rovine d’Altro, come frammenti di ciò che perdiamo giorno dopo giorno.
Scintille, oppure ceneri di un fuoco lontano, che altrove divampa.