Antonio Fiori, I poeti del sogno, InSchibboleth, 2020
C'è un sogno multiplo in questo sorprendente libro di Antonio Fiori: quello comune ai dodici poeti antologizzati, e quello di Fiori stesso che segretamente sogna ogni autore, rivelando di ciascuno i versi immaginati, la personalità, la biografia e la bibliografia.
Ciò che accade a questi poeti, che spaziano dall’età augustea fino ai nostri recenti anni, è il suono di una lingua incomprensibile che improvvisamente irrompe nei loro sogni, qualcosa di cui sfugge il senso, che non si riesce a decifrare e a riprodurre, ma che lascia una traccia nell’anima: sono voci che paiono a volte interroganti, oppure s’interrompono e svaniscono insieme a chi le pronuncia, o ancora giungono esili come un sussurro, tutte comunque impenetrabili nel mistero che le accompagna. Le loro parole sconosciute provengono da un altrove che in qualche modo si approssima e si manifesta, come se un linguaggio arcano prendesse forma dal fondo oscuro del nostro linguaggio.
E ancora da un altrove ci parlano i versi dei poeti che Antonio Fiori fa vivere nelle pagine del libro, mediante un’operazione rischiosissima, ma che risulta perfettamente riuscita e che sicuramente sarebbe piaciuta a Borges o a Pessoa. Qui troviamo, infatti, quell’esattezza del sogno che è fondamentale in letteratura e che è assai difficile da realizzare. Nulla deve essere lasciato al caso in fatto di finzione. È necessario che quest’ultima abbia in sé la propria verità occulta per trasformarsi ed esistere, ovvero per trascendersi. Ed è ciò che Fiori riesce a compiere nella composizione delle poesie e dei profili biografici e critici dei dodici autori presenti nel volume. Per ciascuno di essi scopriamo, grazie alla precisione dell’immaginazione e alle capacità mimetiche dell’autore, parole, versi, immagini, sentimenti, che sono esistenza, e non espressioni di vuoti ectoplasmi. Perché qui l’invenzione non è un gioco fine a se stesso, ma ricerca nella vita altrui di ciò che non smette di interrogarci e di provocarci, in modo che la cosiddetta verità letteraria abbia una corrispondenza dentro di noi e sia così nostra.
Leggendo le opere dei vari poeti immaginari, non si resta certo indifferenti, in quanto questi ultimi ci appaiono – nelle loro individualità così ben delineate e rappresentate – portatori di un segreto che ci interpella e ci coinvolge, tanto che noi stessi alla fine siamo indotti a domandarci quale sia il nostro senso, proprio come gli autori nei confronti degli enigmatici messaggi ricevuti in sogno. La Piccola antologia – come recita il sottotitolo – si apre con i Fragmenta di Lucio Faleno Magno, patrizio romano dedito soprattutto all’epigramma, e si chiude con i testi di Gherardo Finzio, di cui si dice aver esordito come poeta nei blog letterari, ed essere poi apprezzato «dalla miglior critica del momento», salvo poi essere colto da morte improvvisa a soli trentasei anni. Tra questi due autori, che iniziano e concludono la breve raccolta, si avvicendano i versi (e le vite) degli altri poeti, tutti ormai scomparsi, a cui Antonio Fiori dà voce con la loro voce, dimostrando una straordinaria capacità d’immedesimazione ed un’insolita duttilità stilistica. Colpiscono, in particolare, le poesie e le biografie di Jules Tassard, che ha la sua iniziazione poetica mentre si trova nascosto nell’abbazia benedettina di Mont Saint-Michel; Irma Indovina, nei cui versi prevalgono «l’inadeguatezza, l’autoesclusione sociale, l’incontrollabilità del sentimento amoroso»; Carlo Gasparino, che tiene segreta per tutta la vita la sua passione per la poesia; e Marianna Concordia, le cui poesie testimoniano sia la fede religiosa, sia quella politica. Da sottolineare, inoltre, i bellissimi ed evocativi titoli delle opere dei vari poeti, nonché i nomi delle case editrici citate: nulla sembra improbabile, e ciò rende ancora più affascinante il libro. Quest’ultimo, a ben vedere (e per fortuna), è un’opera che potremmo definire anomala, in quanto si colloca al di là di un genere ben determinato, comprendendo la poesia (polifonica), l’invenzione biografica e perfino la notazione critica. Non è cosa da poco.
Ci si potrebbe, infine, chiedere: dov’è Antonio Fiori in tutto questo? Dappertutto e in nessun luogo. Egli c’è e non c’è, pare celarsi nell’assenza, così come nei versi di ogni poeta rappresentato. Il suo è qui un enigma di realtà e di sogno, di voce e di silenzio.
Mauro Germani