Il mio nome
L’acqua dei sette mesi e la notte bianca al davanzale, l’attesa come dono e lamento nella stanza accanto.
Il mio
nome è un voto, un bacio nell’aria che trema nel buio.
*
Io ti
guardo adesso, mentre la luce ritorna dai soffitti, dalle finestre bagnate, dai
cortili, dagli anni che furono amore e domanda.
Adesso
sento il tuo respiro e la voce.
Per me è
tutto, è una piccola fiamma nel gelo, una preghiera che tocca la notte e mi
chiama, mi cerca nel tempo.
*
Perché
il tuo corpo è stato la mia casa, e il tuo sangue questa parola segreta, questo
nome che ci porterà nelle onde, negli spazi aperti del cuore.
*
Custodirò
il tuo tempo, il cielo vicino alla casa, la neve a febbraio. Non sarai sola.
Io
aspetterò ancora dietro ai materassi, e la voce mi guiderà nel corridoio, nei
mattini e nei pomeriggi di Milano, fino ai giocattoli, al mio diario, a Tìppete
che mi guarda dal buio.
*
Fra le
tende e i fantasmi alle pareti, quanto tempo nel tempo, ora, quanta voce negli
occhi, nella camera d’ospedale in mezzo alla notte, nei passi rapidi e
silenziosi delle infermiere, nella tua pelle così trasparente…
Io mi
vedo lontano, ti bagno le labbra, penso che una luce ti aspetta.
*
Sapessi
come domando, come torno ai cortili, alle mattine fredde di noi.
Sono
attimi sposati dal sangue, doni della memoria, fiati del cielo e del tempo, tu
che mi accompagni e mi dici: «È questa la musica che ti mando, questa la
promessa che ti feci quando ti sollevai nel pianto, nel giorno che consacrai il
mio inverno, la mia voce per te».
*
C’è una
foto, una luce che tocca il tuo viso.
Tu vieni
dall’eternità di un bacio, da una ferita che è giovinezza, acqua scintillante,
sogno che ferisce il mattino.
Sorridi.
E una
pace sembra scendere di lato, spiare dalle tue chiome invisibili, averti,
mentre qualcuno ti ascolta da un alone di vento e leggenda.
*
Nel
sigillo scavato nel buio, accanto a Santa Teresa, come una domanda già persa,
un nome segreto, una fine senza principio.
Le
lettere macchiate nel cassetto, quel dolore di terra e di mare, tutti senza rimedio…
Oh,
t’avessi trovato bambina, un attimo prima della vita, e poi anno dopo anno da
Livorno a Milano, senza più ombre e paure, insieme per sempre, nella libertà
chiara del cielo…
*
«Non
importa se finisce adesso, se finisce così…»
Pregavi
da quel precipizio, come a chiedere scusa. E allora tornavano tutte le sillabe
degli anni cinquanta, la piazza con la fontana, i miei sudditi morti.
Il tuo
petto tremava sotto le lenzuola, ed era carne, sì, vita più grande, mistero
nell’ora onnipotente.
*
«Tra
poco, mamma, saprai la tua storia, il lume giallo del tempo, la carità di chi
annuncia e protende una mano… Vedrai il cielo esatto di un dono, la terra
segreta di una parola…»
La mia
voce era un’altra e un’altra era la notte.
Tu non
c’eri più e mi abbracciavi ancora una volta.