mercoledì 28 aprile 2021

Una vita esemplare: Santa Teresa di Calcutta


Un brano tratto dal libro di Maria Teresa Dainotti Madre Teresa di Calcutta. Un cuore per il mondo (E.M.I., 1977), che mi fu regalato nel 1981 da una persona a me molto cara, di cui oggi ricorre il decimo anniversario della sua scomparsa.

Alla Nirmal Hriday (*) arriva su una barella un povero essere atrocemente consumato dal cancro.

È stato respinto da ogni ospedale col solito motivo, purtroppo reale, che non c’è posto. È chiaro che il poveretto è vicino al termine del suo martirio.

Dalle sue terribili ulcerazioni emana il disgustoso odore della dissoluzione e si elevano proteste dagli altri pazienti che pure sono in condizioni pietosissime. Un infermiere, mentre ripulisce la carne verminosa, è colto da vomito, benché abituato a maneggiare gli infetti.

L’infermo viene trasportato in una stanzetta separata ed è madre Teresa, casualmente arrivata in quel punto, che si prende cura di lui.

Il disgraziato insulta e schernisce, pur avendo ben poco fiato per farlo, e rivela da quale abisso di abbandono e disperato dolore egli non si sforzi nemmeno più di risalire.

Madre Teresa sorride e accarezza, lo sguardo penetrante lucido per la pena e colmo di tenerezza. Le sue mani si muovono con riguardo, con rispetto, rivelano amore ad ogni tocco.

Nel tenebroso cuore che batte i suoi ultimi palpiti si accende una tenue luce.

«Come puoi resistere a questo mio schifoso fetore?», domanda il poveretto, che forse ha conosciuto ambienti e condizioni di vita assai diversi. «Ti fa forse piacere contemplare questa putrefatta sozzura?».

«Non è niente, figlio, in paragone al male che tu stai sopportando».

«Tu non sei di qui», balbetta più tardi l’uomo. «La gente di qui non fa ciò che fai tu».

Pochi attimi ancora. Il morente riesce con sforzo ad appoggiarsi sul gomito per pronunciare poche parole che salgono dal profondo del suo cuore esulcerato:

«Sia gloria a te, madre!».

«No», dice Teresa, «Sia gloria a te che hai sofferto con Cristo!».

E lo stupore per una simile rivelazione si confonde per l’improvvisa raggiante Presenza.

(*) La Nirmal Hriday è la prima Casa aperta dalla santa di Calcutta. Raccoglie malati terminali (Aids, cancro, tubercolosi) e moribondi. Oggi vi operano alcune suore e alcuni volontari, anche indù. Vi è ancora la stanzetta usata da Madre Teresa, venerata come un santuario, contenente un armadietto, un tavolo e una sedia. Vi sono anche le pantofole che lei indossava e i suoi occhiali.