Loretto
Rafanelli, A ogni stazione del viaggio,
Jaca Book, 2021
Un viaggio di soste per meditare tra le ferite e lo stupore del tempo, tra la storia e il suo mistero, alla ricerca di un respiro più grande, di uno sguardo di compassione, anzi di comunione, verso la complessità della vicenda umana.
In quest’ultima raccolta di Loretto Rafanelli è possibile cogliere le vibrazioni di una parola poetica che si fa incontro, che «conta le pause delle notti,/guarda l’eccedenza e i grani/del raccolto, quell’atto dell’incontrare/ o l’estrema solitaria/oscurità». Si tratta di un andare nel tempo, nel suo «scorrere malato», nel suo pianto, accompagnato però da uno sguardo che affratella, da un sentimento che non si restringe su sé stesso e si appella alla vita di tante vite. Ecco allora il mare che unisce i bambini e i nomi dei vecchi nel suo respiro, i ricordi come passaggi «nel fiato della vita», «un precipizio di fosse» che si trasfigura in una visione di «linee biancastre e levigate tra il teatro e il cielo». C’è ovunque un anelito che «parla con il seme della carità,/nella vena del tremore», che cerca di non soccombere «alle tante linee dei naufragi», e intende conservare «il filo delle parole» come il lume vivo di un inizio. Per avvertire ciò che fugge e tenere in noi il senso del mondo, nel crocevia che ci attende «a ogni stazione del viaggio», occorrono alfabeti speciali. Emblematico, in questo senso, è il rapporto tra padre e figlio che si configura come dono, promessa, continuità, volo infinito.
Nei versi di Loretto Rafanelli la ricerca del respiro – di cui si è fatto cenno all’inizio di questa nota – segna una continuità profonda e tocca «il vertice e il vortice/ della speranza e della fine», il vertice delle congiunzioni, come indica il titolo di una poesia dedicata a Mario Luzi, nella quale si può ravvisare un richiamo a quel volare alto della parola, tra nadir e zenit, che cantò il poeta fiorentino, pensando al «celestiale appuntamento».
Di particolare bellezza risulta poi la poesia La luce dell’acqua, dove il fluire del tempo, dalle memorie personali del poeta legate al fiume Reno, a quelle di tante altre esistenze, con i loro «racconti,/canti e respiri», assume una dimensione ulteriore, in cui la vita diviene traccia d’infinito, preghiera, dono, respiro, labirinto, precipizio, destino, Arca divina.
La partecipazione al dolore altrui – si
vedano, ad esempio, le poesie che riguardano Anna Acmatova, oppure l’uccisione
nel 2014 di quarantatré studenti, che contrastavano la delinquenza organizzata
e il regime corrotto in Messico, o ancora Valeria Solesin, che morì
nell’attentato terroristico al Bataclan di Parigi – non è mai disgiunta da una
profonda pietas, dalla consapevolezza
di una verità da reclamare nel buio della storia e oltre. Ciò che colpisce
nella poesia di Rafanelli è proprio il valore della testimonianza, sia essa
riferita alla cronaca quotidiana o alla profondità dell' intimo sentire:
luoghi, paesaggi, voci, ricordi sono quell’alfabeto della vita che la parola ha
il compito di custodire, perché «è necessario/incalzare di luoghi, di amori,/di
carità, di perdoni,/le linee della vita».
Mauro Germani