sabato 9 luglio 2022

Lia Maselli - Il lungo contagio


 Lia Maselli, Il lungo contagio, Calibano, 2022

In questo secondo romanzo di Lia Maselli (il primo è stato Le case dei venti contrari, edito da Formebrevi nel 2016), la narrazione, nell’alternanza di piani temporali diversi, è volutamente instabile e frammentaria, perché specchio dell’io narrante, una donna che si cerca negli altri, soprattutto nel rapporto con la madre lontana e il suo passato.

La scrittura assume spesso valenze poetiche, specialmente laddove lo sguardo si fa obliquo, come in certe descrizioni di ambienti, personaggi e situazioni attente ai dettagli marginali, eppure capaci, tra una dissolvenza e l’altra, di cogliere il reale nella sua intima essenza. La sensazione che si prova è quella di assistere a un film continuamente spezzato nella sua continuità, grazie a un montaggio da nouvelle vague, allusivo ed evocativo.

La ricerca di identità e di appartenenza di chi narra confligge sovente con un’ambiguità di fondo, nella quale i fotogrammi perduti e ritrovati del passato e della memoria sono invasi da ombre e segnati da reticenze. Le storie cercate e raccontate, in uno scavo di domande e di indagini ora sommesse, ora trepidanti, ora ossessive, pesano come colpe antiche, come mali mai del tutto sopiti, come segreti mantenuti negli anni. È un lungo contagio con cui non è facile fare i conti perché sempre in bilico tra la realtà e il suo fantasma, tra la volontà di sapere e di conoscere e i dilemmi e le paure che, in modo più o meno conscio, agitano il presente.

Sulla figura della madre e sulla sua storia si proietta inevitabilmente il non-detto dell’esperienza vissuta dell’io narrante, in un continuo approssimarsi che spesso pare rivelarsi solo apparente. La madre è la vita incarnata, l’enigma del passato e del presente, ma anche la tenacia di un quotidiano rituale che resiste, come un mondo dentro il mondo.

Quanto durerà l’onda lunga del contagio?

La conclusione del romanzo coincide con una morte, quella del padre della donna, fino a quel momento amorevolmente accudito nella malattia dalla madre. L’ultima immagine è un mare calmo dopo la burrasca: una fine che è anche una liberazione al termine della sofferenza. È questa un’altra tappa importante nei sentimenti e nella memoria. E certamente, per chi narra (e per il lettore), un’altra ineludibile domanda.

Mauro Germani