sabato 27 luglio 2024

Corrado Passi - Il sogno assassino

Corrado Passi, Il sogno assassino, Castelvecchi, 2024

Quest’ultimo romanzo di Corrado Passi è caratterizzato da una scrittura asciutta, essenziale e nitida. La vicenda narrata si sviluppa in capitoli brevi, in cui colpisce un’attenzione ai dettagli e all’ambiente, apparentemente insignificanti, ma importanti per delineare la figura del protagonista. Essi, infatti, sono il suo sguardo, e rivelano, pagina dopo pagina, un mondo interiore dissociato, tra maniacale precisione nel lavoro e ricerca di una possibile evasione dalla realtà. 

L’esistenza di Luigi, impiegato all’anagrafe in un paese dell’Abruzzo durante i tormentati anni Settanta (nel libro si fa riferimento all’omicidio Calabresi e alla strage di Brescia), appare drammaticamente scissa: da un lato la soffocante monotonia della vita quotidiana e familiare (la moglie e i figli), dall’altro il progressivo sviluppo di un’ossessione travolgente e segreta nei confronti della giovane collega Rita. Ecco, allora, l’attenzione morbosa di Luigi verso ogni gesto della giovane, le sue improvvise supposizioni, le sue mute gelosie, i suoi indizi immaginari, in una specie di cortocircuito mentale che lo rende prigioniero. Egli, più che vivere la propria vita, da cui si sente sempre più estraneo, spia quella altrui e del piccolo mondo intorno a sé: a poco a poco, ma inesorabilmente, è come se abdicasse alla propria identità, che trova ormai irriconoscibile, e si lascia vincere da un sogno malato e impossibile.  

La sua figura può ricordare quella di alcuni personaggi solitari di Simenon, chiusi nel loro mondo inaccessibile, ai margini della vita reale, perdenti e ostinati al tempo stesso nel continuare a credere alle loro illusioni. Si potrebbe anche aggiungere che il protagonista ha qualcosa di dostoevskiano: ha i tratti di un uomo del sottosuolo, dall’aspetto innocuo e comune, ma che è in realtà cosciente della propria diversità ed estraneità nei confronti degli altri esseri umani. Nel corso della narrazione, al sogno malato per la giovane collega segue quello di un riscatto sociale, da eroe civile, che rivela il desiderio del riconoscimento della propria intelligenza e delle proprie capacità, un modo di elevarsi al di sopra della massa. 

Corrado Passi costruisce sapientemente la storia con qualche venatura gialla, ma ciò che veramente conta in questo romanzo è il ritratto inquietante del protagonista, assediato e vinto dalla forza di un sogno insopprimibile e che sconfina nella follia. Al centro vi è il dissidio interiore di Luigi, di cui sono spia tre elementi che si ripetono costantemente: scrupolosità nel lavoro, inettitudine esistenziale e immaginazione ossessiva, che Passi  ci consegna con mirabile maturità stilistica. 

Indubbiamente il protagonista del romanzo è una di quelle figure destinate a rimanere nella memoria del lettore, con la sua vita silenziosa e anonima, marginale, che sogna un impossibile «altro». Una figura d’ombra, solitaria, sopraffatta da un’assenza che divora e che si trasforma in una forza ingovernabile.

Mauro Germani

 

martedì 16 luglio 2024

Marco Molinari recensisce "Prima del sempre"



Grazie infinite a Marco Molinari per questa sua splendida recensione al mio "Prima del sempre" (Puntoacapo Editrice, 2024), pubblicata sul Quotidiano "LA VOCE DI MANTOVA" il 10 luglio 2024.

venerdì 12 luglio 2024

Recensione di Mauro Ferrari a "Prima del sempre"

Sul blog "Scritture" di Marco Ercolani è uscita una recensione di Mauro Ferrari al mio libro "Prima del sempre" (puntoacapo, 2024). Ringrazio di cuore Mauro Ferrari per la sua nota e Marco Ercolani per l'ospitalità. Lettura: QUI


 

venerdì 5 luglio 2024

Antonio Fiori - La stessa persona

 



Antonio Fiori, La stessa persona, PeQuod, collana Portosepolto diretta da Luca Pizzolitto e Massimiliano Bardotti, 2024

In quest’ultima raccolta poetica di Antonio Fiori è possibile cogliere la presenza di una dimensione temporale che, pur nella precarietà del nostro essere nel mondo, non appare chiusa in sé stessa, ma aperta ad altro, a un soffio d’eterno, a una riconciliazione superiore, come un’attesa o una promessa in grado di gettare una luce su di noi, sulle fragilità e sugli enigmi della nostra esistenza. 

I versi limpidi e al tempo stesso profondi di Fiori vibrano di ricordi e domande che oltrepassano la sfera puramente privata, in quanto si rifrangono come in uno specchio nel destino che misteriosamente ci accomuna. C’è infatti sempre in Antonio Fiori il pulsare di una vita che è anche altre vite, che si esplica in un particolare pudore dell’Io, tra silenzio e sogno, attesa e incontro. Se il tempo trascorre inesorabile («Anche il tempo s’è fatto altro»); se pesano sulla coscienza errori e omissioni («Pesa più del mondo sulle spalle di Atlante / quanto non ho mai detto né scritto»); se a volte in sogno si tenta una fuga disperata per scappare da colpe ignote e/o inconfessabili (« Che colpa avrò mai addosso, mi chiedo dopo anni /–  se il sogno si ripete non può essere un caso»); se oggi i maestri sono scomparsi, anche se di essi può restare il silenzio e la voce (il riferimento è al poeta sassarese Angelo Mundula), è pur vero che «tutto ci chiama» e che «Se non sento e non vedo / se ritorno e rimango / […] se ti aspetto da tanto / è perché io Ti credo». Ecco allora, in questo apparente paradosso, rivelarsi un sentimento religioso che non è solo o semplicemente intellettuale ansia metafisica, ma umile richiesta di perdono e salvezza (Perdonati e salvi è il titolo della seconda sezione del libro):

Si ritornasse a discutere degli angeli

agli amanuensi che copiano instancabili

alle giaculatorie senza vanti

alla vera attesa della fine,

si ritornasse ai lunghi viaggi in carovana

ai voti per salvare i moribondi

alle povere vite di trent’anni…

forse saremmo perdonati e salvi.

Questo «ritorno» non è da intendersi come mero sentimento nostalgico, tanto che l’angelo si rivela altrove presenza concreta («Ho un padre salvato da un angelo / quando sotto le bombe scappava / senza riuscire a nascondersi»). È presente nei vari testi, in modo più o meno esplicito, un auspicio di salvezza totale, capace di abbattere il tempo e di farsi eterno verbo: «Sogno sempre l’omelia perfetta / […]    una parola che infine dica / cosa lasciare e cosa prendere». Poi la domanda circa la salvezza non può certo eludere la scrittura, ma Fiori è ben consapevole che «La poesia ti sveglia scuotendoti, certe mattine / vuole vederti lottare col verso come la sera prima», inoltre: «Che la poesia consòli / non lo posso provare», ma resta l’illusione che un verso altrui possa essere una risposta alla domanda che assale il poeta. 

La vera partita, in fin dei conti, sembra più radicale e risiedere nel cuore pulsante della raccolta, ovvero in  ciò che attraversa come una scia luminosa i versi essenziali e sobri di Antonio Fiori: un’escatologia misteriosa di misericordia e giustizia, il «miracolo del giudizio», che unisce «i poli della calamita». La morte, che ci fa «uguali finalmente / gli uni agli altri», e che fa scrivere al poeta un eloquente Epitaffio in attesa di lapide,  richiede allora un mistero ulteriore: quello di una fraternità nella speranza, confermata da un amore non provvisorio, più grande, una comunione alta e giusta, che supera i limiti della ragione perché al di là dei nostri imperfetti strumenti umani. 

Mauro Germani