Davvero interessante e per molti aspetti sorprendente la lettura dei Racconti fantastici di Guy de Maupassant, che colpiscono non solo per la limpidezza della scrittura, ma anche per l'originalità e la profondità dei temi trattati. E occorre aggiungere che mai come per questi racconti il termine fantastico riveli tutta la sua ambiguità e finisca in fondo per essere riduttivo.
Qui il cosiddetto fantastico non è tanto il soprannaturale che si manifesta in modo esplicito e terrificante nella vita dell'uomo, ma è ciò che nasce dalla dimensione oscura dell'esistenza umana, dall'angoscia che divora l'anima e la carne, dall'ignoto che ci abita, dalla follia dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti. Tutto ciò che di straordinario e di inquietante c'è nel fantastico di Maupassant sembra in realtà essere più dentro che fuori di noi, in balia della nostra solitudine, della nostra fragilità e dei nostri limiti.
Le vicende narrate hanno come protagonisti personaggi che sprofondano nel loro abisso o avvertono la presenza di un'altra realtà invisibile che li assale e che non si sa mai se davvero esistente o frutto della loro psiche tormentata o malata. Maupassant non rivela, non spiega, ma descrive situazioni che sono sempre al limite, che toccano quel punto estremo, quel margine oscuro e labile oltre il quale non ci sono più certezze e tutto si confonde, cancellando le differenze tra normalità e follia, tra realtà e immaginazione.
Qui l'uomo è smarrito, il suo sapere è nulla, la sua identità violata, il suo destino governato da leggi imperscrutabili. Maupassant affronta i temi del Doppio, dell'Invisibile, dell'Altro con un'impronta prima di tutto esistenziale, tanto che si potrebbe affermare che la dimensione fantastica si configura come conseguenza dell'esistenza, un'esistenza che solo illusoriamente è salda e sicura perché contaminata dall'ignoto e dal buio in essa presenti ab origine.
Tra i racconti più significativi legati al tema della solitudine e della follia possiamo citare Lui?, in cui il protagonista è ossessionato dal pensiero di una presenza estranea in casa sua: "E' dietro le porte, nell'armadio chiuso, sotto il letto, in tutti gli angoli scuri, in tutte le ombre. Se apro la porta, se spalanco l'armadio, se guardo col lume sotto il letto, se rischiaro gli angoli, non c'è più: ma allora me lo sento alle spalle. Mi volto, e pur essendo certo che non lo vedrò, che non lo vedrò più, nondimeno egli è sempre dietro di me".
Ma il racconto più esemplare è indubbiamente Le Horla, diario di una follia progressiva che annienta la volontà: "Sono perduto! Qualcuno possiede la mia anima e la governa! Qualcuno ordina tutti i miei atti, tutti i miei movimenti, tutti i miei pensieri! Non sono più nulla in me stesso, sono nient'altro che lo spettatore schiavo e terrorizzato di tutte le azioni che compio".
Particolarmente riusciti, tra gli altri, anche i racconti Garcon, un bock!, nel quale si scopre "l'altro lato delle cose, quello cattivo" e la vita appare come un gigantesco inganno; e La nuit, dove il buio ha il sopravvento su tutto, annullando ogni dimensione spazio-temporale.
Racconti da leggere e rileggere non solo per ammirarne lo stile impeccabile, ma anche per riflettere sugli abissi oscuri della condizione umana, come succede al protagonista di Solitude: "Da quando mi sono accorto della solitudine del mio essere mi pare d'inoltrarmi, ogni giorno di più, in un oscuro sotterraneo di cui non riesco a tastare i confini, di cui non conosco la fine e che forse non ne ha! Ci vado da solo, senza nessuno intorno, senz'anima viva che faccia con me questa strada tenebrosa. E' il sotterraneo della vita".
Mauro Germani