martedì 1 ottobre 2013

Nota di Nadia Agustoni su "Giorgio Gaber. Il teatro del pensiero

 
Un libro per temi e un libro per Giorgio Gaber, questo di Mauro Germani. I temi sono quelli del percorso artistico di Gaber, e ci portano a quel suo essere stato uomo e artista, filosofo che non sa e voce su un palcoscenico. Dalla TV al teatro canzone, dal teatro d'evocazione all'anti-ideologia, che non è disimpegno, fino ai suoi riferimenti letterari dove spiccano i nomi di Sartre, Pasolini, Louis-Ferdinand Céline, seguiamo Gaber nel suo ragionare su corpo e amore, sentimenti e società e sul potere, la morte e Dio.
Mauro Germani scrive dell'artista, che ha conosciuto dall'inizio della sua svolta al Piccolo di Milano nella stagione 1970-71, con una partecipazione che è quella di chi condivide un percorso e riconosce una ricerca che ha la concretezza delle cose vere e il fiato di chi vuole il cambiamento senza facili giochi e finte idee o peggio finti ideali. Un Gaber non facile e nello stesso tempo facilissimo da comprendere, esistenzialmente, ma solo per chi ama quel pensiero che è pensarsi in relazione agli altri e insieme capace di dire le cose meno accettate.
La singolarità di Gaber rispetto agli altri cantautori è ben evidenziata. Nessuna poeticità in Gaber piuttosto un cercare forme linguistiche che sono proprie della prosa e in particolare del teatro. L'autore che sente più vicino è infatti quel Céline dalla scrittura febbrile che nulla lascia intatto.
Nel parlare della morte e di un Dio "senza altari" c'è l'uomo che si interroga fino in fondo, senza arrendersi, se non al silenzio di un ascolto diverso. Lasciando perdere l'irrealtà, propinata con i soliti mezzi da potere e da chi fa baccano, c'è un sentire che travalica ormai l'etica e si fa visione di una possibilità nuova. Una possibilità intuita, infine, anche dal fondo di tanta amarezza per ciò che poteva essere, ma non è stato che breve o meno breve per alcuni, rivolta.
Tutti temi che hanno travolto una generazione e più di una generazione, spesso in modo tragico, sono in questo libro, agile e insieme con un peso che induce di nuovo, da capo, alla volontà di capire e quindi aprire domande.
Nadia Agustoni
Nota pubblicata su Rai- News Poesia, a cura di Luigia Sorrentino, il 28/02/2014

sabato 6 luglio 2013

Chiara Ruggiero su "Giorgio Gaber Il teatro del pensiero"


Giorgio Gaber. Il teatro del pensiero, scritto da Mauro Germani e pubblicato nel 2013 da Editrice Zona, è un libro atipico, ricco di spunti di riflessione decisamente interessanti, poiché si tratta di un viaggio affascinante e dettagliato nel pensiero di Giorgio Gaber, portato in scena a teatro per oltre trent'anni attraverso il Teatro Canzone, valido esperimento che accorpava prosa, musica, monologhi e canzoni al fine di colpire e far riflettere il pubblico
Dieci capitoli che analizzano il pensiero di Giorgio Gaber, restituendo quella giusta e meritata fama di artista poliedrico e geniale, da sempre controcorrente e che per tutta la sua lunga carriera non ha fatto altro che mettere in discussione se stesso e l'intera società, affrontando temi spigolosi e complessi come la precarietà dell'esistenza, la fragilità dell'individuo. la frustrazione, la solitudine e rappresentando sempre le ansie, le paure, le contraddizioni e le speranze dell'intera collettività, non disdegnando mai di un certo pensiero filosofico e di una buona dose di arguzia per spiegare concetti spesso troppo complessi.
Il pensiero di Giorgio Gaber, influenzato tra l'altro da alcuni grandi intellettuali come Sartre, Céline, Pasolini, Adorno, Borges e Beckett e il suo linguaggio sempre schietto, incisivo e ricco d'immagini e sensazioni, è da sempre in grado di stimolare la riflessione, risvegliare le coscienze e sviluppare nell'ascoltatore un certo pensiero critico, utile per affrontare il decadimento  della società e dell'individuo.
Leggendo il libro di Mauro Germani, ciò che però mi ha maggiormente colpito di Giorgio Gaber è la sua continua ricerca di un senso concreto nella vita e la sua incessante lotta contro le maschere e contro l'omologazione dell'individuo che oggi più che mai mi sembrano due elementi che rappresentano benissimo questa nostra società in continua contraddizione e ormai alla deriva.
E a dieci anni esatti dalla morte di Giorgio Gaber, quest'intrigante opera di Mauro Germani, oltre che accrescere ulteriormente la fama di Gaber, rappresenta un valido tributo ed un preziosissimo documento per far avvicinare le nuove generazioni e non solo a questo grande artista che merita di essere assolutamente ricordato e divulgato il più possibile. Personalmente, mi piacerebbe pensare che questa preziosa eredità lasciataci da Gaber attraverso il suo pensiero, possa essere una spinta in grado di restituire uno slancio e una dignità all'umanità intera.
Chiara Ruggiero

Testo pubblicato su "Librofilia"

venerdì 5 luglio 2013

Nicola Vacca su "Giorgio Gaber Il teatro del pensiero"



Giorgio Gaber amava definirsi "un filosofo ignorante". Come Socrate, questo straordinario pensatore della nostra canzone d'autore sapeva di non sapere e la sua straordinaria umiltà ha fustigato tutto il conformismo e la stupidità dilaganti in questo mondo governato dalle apparenze e da un modo ipocrita di essere sani e liberi.
A dieci anni dalla morte, le sciabolate irriverenti del teatro canzone di Gaber sono ancora il monito che si affaccia su questa decadenza nella quale siamo precipitati e da cui non si intravede alcuna via.
Mauro Germani, poeta e saggista, dedica alle contraddizioni vitali di questo inascoltato profeta un'interessante monografia. Giorgio Gaber. Il teatro del pensiero è un meraviglioso viaggio nella scomoda inattualità del mondo gaberiano. Attraverso il teatro canzone e il teatro d'evocazione, passando per la sua carriere musicale, l'autore affronta nel libro i temi chiave trattati da Gaber. La società, il rapporto con il potere, l'amore, Dio, la politica e soprattutto l'uomo.
Gaber, irriverente voce fuori dal coro che non si nasconde dietro i suoi testi, e soprattutto libero pensatore che non ha paura di affrontare a viso aperto la maschera del conformismo e il leviatano del perbenismo che riduce l'essere umano a un manichino che fa finta di essere sano. A quell'uomo smarrito e senza illusioni, inserito in un sistema che tende a schiacciarlo, Gaber si rivolge con durezza. E' altrettanto severo nei confronti dell'uomo senza qualità e lo spinge a vivere diversamente, a cercare un senso alla propria esistenza.
Quello che manca è un uomo che sappia appropriarsi autenticamente della propria esistenza. Giorgio Gaber, prima di ogni cosa, a questo ha lavorato per una vita intera. La ricerca di un pensiero autentico che sappia prendere le distanze dall'ipocrisia delle mode culturali del momento e delle tendenze politiche vuote e autoreferenziali in voga. Quello di cui abbiamo bisogno è un nuovo rinascimento in cui l'uomo torni ad essere individuo tutto da inventare, in continuo movimento. Finalmente libero nell'anima e dai luoghi comuni di un conformismo che uccide le coscienze.
Mauro Germani, in questo documentato saggio, ci riporta la migliore lezione di Giorgio Gaber che profeticamente invita tutti noi a trovare il coraggio di abbandonare i nostri miseri egoismi e magari cercare un nuovo slancio collettivo: "Perché un uomo solo che grida il suo no è un pazzo. Milioni di uomini che gridano lo stesso no avrebbero la possibilità di cambiare veramente il mondo".
A questo impegno etico davvero non dovremmo sottrarci. Il temo è scaduto, ma in maniera conformista facciamo ancora finta di essere sani.
Nicola Vacca
Testo pubblicato su "Satisfiction", 5 luglio 2013

mercoledì 24 aprile 2013

Giorgio Gaber. Il teatro del pensiero



MAURO GERMANI - GIORGIO GABER. IL TEATRO DEL PENSIERO  (Prefazione di Mauro Gaffuri)  ZONA 2013 - Euro 15,00
http://www.lafeltrinelli.it/products/9788864383293/Giorgio_Gaber_Il_teatro_del_pensiero/Mauro_Ger mani.html
http://www.ibs.it/code/9788864383293/germani-mauro/giorgio-gaber-teatro.html
http://www.amazon.it/Giorgio-Gaber-teatro-del-pensiero/dp/8864383298/ref=sr_1_4?s=books&ie=UTF8&qid=1366966617&sr=1-4

Gaber e il teatro
Un nuovo percorso artistico
Il Teatro Canzone
Il Teatro d'Evocazione
Gaber e la musica
Le parole nella musica, la musica nelle parole
La canzone teatrale
Gaber e il pensiero
Pensiero e ideologia
I riferimenti culturali e le citazioni
Louis- Ferdinand Cèline
Jean-Paul Sartre
Pier Paolo Pasolini
Gaber e il corpo
La mente e il corpo
Il corpo e la società
L'ambivalenza e le contraddizioni del corpo
Il corpo a teatro
Gaber e l'amore
Una storia fondamentale e ricorrente
Il dilemma e l'amore-cosa
Un altro reparto dell'amore
Gaber e la società
L'uomo inserito
Dalla parte di chi
Maria, l'esistenza, la realtà
La malattia della libertà
Una società capovolta: la crisi del soggetto e l'indignazione
Il volo mancato e i nuovi barbari
Gaber e il potere
Tutte le facce del potere
Il sistema dell'assuefazione e la grande sfida
Gaber e la morte
L'indicibilità della morte
La mancanza d'essere
Al termine del mondo
Gaber e Dio
Senza altari né vangeli
Tra sradicamento e mistero
Gaber e l'uomo
Quale uomo?
Al centro della vita

Gaber si definiva "un filosofo ignorante". Questa espressione - che rimanda al sapere di non sapere di Socrate - rivela non solo la continua volontà di ricerca intorno all'uomo ma anche il proposito di non arrendersi mai di fronte a presunte verità confezionate. Il pensiero a cui tende tutta l'opera di Gaber non è l'affermazione di un sapere organicamente costituito, né tantomeno di una specifica ideologia, quanto uno slancio, una tensione ideale che vuole essere tutt'uno con l'esistenza, con l'esserci, qui e ora, dell'uomo. Una spinta utopica che cerca di dare senso concreto al nostro essere nel mondo, una riflessione che indaga incessantemente la vita, rivelandone anche gli aspetti più drammatici e contraddittori, un impegno etico cui l'uomo autentico non può e non deve sottrarsi.

"Fare oggi il punto su una figura così importante come Giorgio Gaber è veramente necessario. La trattazione di Mauro Germani ci aiuta parecchio in questo intento. La disamina distingue col dovuto scrupolo tra Teatro Canzone (scene con dialoghi e monologhi e musica) e Teatro d'Evocazione (solo dialoghi e scene non musicate): due facce di una stessa medaglia, "generi" scaturiti entrambi dalla medesima tensione esistenziale, votati a interpretare il mondo mediante stilemi drammaturgici innovativi. Medesime le istanze, identiche le intenzioni, coincidenti poetica programmatica e poetica in atto: cambiare il mondo in cui viviamo, mutare l'uomo che lo abita, descrivendolo, e a volte attaccandolo, nella sua sfaccettata identità comportamentale".
dalla prefazione di Mauro Gaffuri