“La scrittura non è mai una vittoria sul nulla,
malgrado quello che se ne dice, ma al contrario un’esplorazione del nulla
attraverso il vocabolo.”
“Il rischio è di aprire infinitamente il libro al
libro. Questa apertura è anche il vortice, l’abisso: è in questa apertura che
sta lo scrittore. [...] Dove il rischio è assente, non può esserci scrittura.”
“In ogni libro c’è una zona di oscurità, uno
spessore d’ombra che non si sa valutare e che il lettore scopre a poco a poco.
Ne è irritato, ma sente chiaramente che in questo sta il libro reale…”
“C’è un’esplorazione reiterata, spinta verso un
altrove inesplorato, un fondo, un’origine ipotetici verso cui tende ogni
scrittura. [...] Scrivere non è tenare di colmare il nulla e averne dunque una
percezione acuta?”
“Il libro è sempre l’aldilà della parola, il luogo
dove essa muore.”
“Esprimersi non è possibile se non attraverso la
morte. La morte è lo spazio bianco che separa i vocaboli e li rende
intellegibili. [...] Per lo scrittore, ogni parola scritta nasconde un’altra
parola del tutto inafferrabile ma incessantemente differita e infinitamente più
essenziale. […] Verso questa parola egli tende.”