Albert Caraco, Supplemento alla Psychopathia sexualis, ES, 2005
Nulla viene risparmiato da
Caraco attraverso l’elenco delle perversioni, che in realtà sottendono la tragedia dell’esistenza: quest’ultima,
infatti, non può essere salvata da nessuna epoca storica e da nessuna
ideologia. E’ interessante notare come ogni perversione sia giustificata, o
meglio mascherata, dal ragionamento di
chi la pratica, come a dire che ogni periodo storico ha avuto le proprie manie
ed ossessioni, che risultano ancor più drammatiche e ridicole nel momento
stesso in cui si vogliono legittimare con un pensiero inautentico.
In Caraco, l’uomo ed
il mondo generano orrore, un orrore che qui assume la forma della parodia
provocatoria, che mette alla berlina non solo la supponenza scientifica, ma
anche la filosofia, la teologia e la cultura in genere. Inventare un trattato
di psicopatologia sessuale deve essere stato per Caraco un atto liberatorio, che
gli ha consentito di applicare la propria fantasia alla sessualità, cioè a
quanto di più intimo e taciuto vi è per gli esseri umani.
Le pulsioni più
bizzarre sono esposte e classificate in modo da risultare comiche e tragiche ad
un tempo, così come è in fondo il destino dell’uomo se lo si osserva con un
certo distacco. E questa distanza dall’umanità è bene espressa da Caraco in Breviario del caos, quando scrive: “Io
mi sento lontano dagli uomini e dalle donne, la loro unione mi sembra piuttosto
ridicola e preferisco la solitudine al matrimonio e il nulla alla paternità”. E
più avanti afferma: “Beati i morti! E tre volte miseri coloro che, in preda
alla follia, generano! Beati i casti! Beati gli sterili! Beati anche coloro che
preferisco la lussuria alla fecondità!”. Al male della procreazione, sono
allora preferibili le deviazioni sessuali, pur nelle loro grottesche
esibizioni, perché almeno non condannano all’esistenza e si limitano a patirla
nella loro solitudine.
Le perversioni raccolte in questo volume appaiono
tutte assurde, eppure possibili, in quanto possibilità dell’esistenza stessa: qui assurdità
e possibilità s’incontrano e ci parlano del vero
e della sua beffarda crudeltà, aldilà
delle teorie (queste sì il più delle volte esclusivamente ridicole) che possono
venire elaborate. Così, in questo singolarissimo libro, Caraco ci parla
indirettamente ed in continuità con
altre sue opere, tra orrore e parodia, della nostra esistenza e della follia
che è dentro di noi.
Mauro Germani