nel
loro destino
muto
nella
mia infanzia tagliata.
Come
fosse tutto
per
qui
per
questa casa
strappata
alla vita.
Mi sono dimenticato
sul tram
sul tram
e
adesso non so
dove
andrò,
non
so la città
che
proclama
la
vita.
Sparirò
nelle luci
di
tutte le sere,
nel
cielo
di
tutti gli specchi.
Sarò
un secolo
che
ha perso
il suo nome.
il suo nome.
Quelli che cadevano dai tetti
o dai balconi
in silenzio
come ombre innamorate
del vuoto,
fin dove il buio, fin dove
i miei sogni d'infanzia,
i miei occhi chiusi
senza chiedermi perché
come fosse normale
per me
per loro
precipitare così
sempre più giù
sempre più
lontani
in quel volo
fra tutto e
niente
in quella caduta
infinita
dalla casa di fronte.
o dai balconi
in silenzio
come ombre innamorate
del vuoto,
fin dove il buio, fin dove
i miei sogni d'infanzia,
i miei occhi chiusi
senza chiedermi perché
come fosse normale
per me
per loro
precipitare così
sempre più giù
sempre più
lontani
in quel volo
fra tutto e
niente
in quella caduta
infinita
dalla casa di fronte.
Solo così fu l'impossibile
solo così parlasti
tra
i binari e il tempo
senza
partire
e
nemmeno restare.
Solo
così Milano divenne
la
pioggia intermittente
sui
neon, solo così
la
voce si schiantò
nell’aria
fredda delle
scale,
nei marmi grigi
della stazione.
della stazione.
che
passa tra i boschi,
o
l’eternità
muta
del cielo insieme
agli
anni, a tutti
i
ricordi come
nuvole
disperse,
ai
passi
quasi
a mezz’aria,
senza
più carne,
soli
sul
breve sentiero.
Mauro Germani, Voce interrotta, Italic Pequod 2016
Fotografie di Marco Turolla (diritti riservati)
Mauro Germani, Voce interrotta, Italic Pequod 2016
Fotografie di Marco Turolla (diritti riservati)