Claudio Magris, Le Voci, il melangolo 1995
Invito
a leggere (o rileggere) questo bellissimo monologo di Claudio Magris,
pubblicato per la prima volta su “Nuovi Argomenti” nel 1993 e poi edito da il melangolo
nel 1995. Si tratta di un piccolo
gioiello narrativo (il testo è brevissimo), esemplare per invenzione e
nitidezza di scrittura.
Qui
il protagonista racconta la sua passione per le voci femminili registrate nelle
segreterie telefoniche, voci che egli ritiene le uniche vere e diverse da
quelle sguaiate e volgari che si sentono per strada o in altri luoghi nella
vita di tutti i giorni.
Egli
le ascolta in silenzio, più volte, con estrema attenzione, cogliendone le
sfumature, le piccole pause, i respiri, nella consapevolezza che ognuna di esse
è unica, irripetibile e che una voce di donna “è come quel cielo cavo, diafano, non si finisce mai di cadervi dentro,
di precipitare senza raggiungere il fondo”.
Così
si abitua ad annotare scrupolosamente gli orari in cui le segreterie sono
attive, onde evitare le risposte dirette delle altre voci, quelle deludenti
intorno a lui. In questo capovolgimento, che fa sì che esistano solo le voci
registrate, i corpi per il protagonista “sono
solo ombre, che spariscono quando cala il sole”, sembrano reali, “ma appena fuori si disperdono come carta
straccia spazzata via dal vento, scompaiono dietro gli angoli e le vie sono
subito di nuovo deserte”.
Nel
suo catalogo di voci, che possono essere di volta in volta chiare, cupe,
sfrontate, sottomesse, risentite, indulgenti, egli si rifugia dal mondo
esterno, assurdo ed opprimente, trovando quindi una via di fuga dalla propria
estrema solitudine, anche se non è per niente facile. Solo le sue voci sono degne di esistere, ma
intanto dichiara: “Tutti mi portano via
tutto” e la realtà in cui si trova gli risulta sempre più nemica, sempre
più estranea.
Stremato
dall’insonnia, si sente assediato dalla volgarità del mondo, il quale gli
appare improvvisamente come “un’immane
centrale telefonica”, che governa ogni cosa. Il suo solitario delirio non
può dunque che degenerare ulteriormente, mentre paranoie ed allucinazioni modificano in
maniera irreversibile la percezione della realtà. E la follia, prima latente o
innocua, esplode, spalanca l’abisso del mondo.
Mauro Germani