Con
questa sua nuova pubblicazione, Facebook
è inutile? Dalla reality tv ai social network, nella società e nella scuola
(Csa editrice, 2015), Angelo Conforti, semiologo, presidente dell’Associazione
Europea di Psicoanalisi ed esperto di cinema, prosegue la sua indagine critica nell’ambito
della comunicazione iniziata nel 2010 con il volume Scuola e televisione. Il declino dell’Italia (Csa editrice).
Qui
l’attenzione è rivolta a Facebook e agli altri social, a Internet e alle varie
opportunità offerte dalla rete per cercare non solo di comprenderne l’essenza
specifica, ma anche per coglierne gli aspetti positivi e negativi all’interno
del dibattito in corso.
Se
la televisione è un medium che si
basa su un modello di comunicazione lineare o sequenziale e provoca uno stato
di passività nell’utente/spettatore, il web è invece un ipermedium, che consente percorsi personalizzati di lettura. Il
passaggio dall’era televisiva a quella multimediale ha generato e genera
opinioni e giudizi di valore contrastanti, che Conforti prende in esame ed
espone con grande chiarezza. Mentre gli apocalittici, come ad esempio il
politologo Giovanni Sartori, vedono una continuità tra la televisione e
Internet e ritengono che sia in atto una vera e propria involuzione dall’homo sapiens all’homo videns verso un post-pensiero in cui il linguaggio concettuale
viene cancellato dalle immagini, i cosiddetti integrati, come Michel Serres,
vedono profilarsi un Rinascimento tecnologico che dovrebbe rendere tutti più
intelligenti.
Conforti
prende le distanze dai due estremi e per
quanto concerne l’esaltazione tecnologica sottolinea come nell’ambito
scolastico un’istruzione totalmente virtuale non sia certo auspicabile, in
quanto “la crescente diffusione delle connessioni alla rete, delle lavagne
interattive, dei tablet, degli e-book, delle videolezioni, non deve
però mai far perdere di vista l’importanza della funzione docente, il
coordinatore dell’apprendimento, il regista di quella crescita educativa e
culturale di cui gli studenti sono i protagonisti. L’insegnante non è colui che
trasmette il sapere a un uditorio passivo, ma è la guida che conduce i suoi
allievi all’esplorazione di territori sconosciuti, fuori dal mondo virtuale
della caverna platonica”.
Come
già veniva affermato nel precedente libro, non si tratta di demonizzare gli
apparati tecnici che abbiamo a disposizione, ma di fornire agli studenti gli
strumenti adeguati per un uso critico e consapevole degli stessi, onde evitare
il pericolo di sostituire il mondo reale con quello virtuale e di confondere i
mezzi con i fini. Conforti si sofferma poi sul concetto di comunicazione
orizzontale interattiva su cui si fonda il Movimento 5 stelle per costruire una
democrazia diretta , in opposizione alla video politica autoreferenziale, che
trova la sua espressione più manifesta nei talk
show politici, cioè nel “trionfo della realtà virtuale perseguita da tutto
il sistema televisivo”. E’ indubbio che il modello comunicativo de M5S è
l’opposto di quello verticistico della video politica, tuttavia occorre tenere
presente non solo la distinzione tra semplice informazione e competenza
cognitiva, ma anche il possibile uso perverso del web in termini populisti
con conseguente manipolazione di opinioni e comportamenti. E questo perché –
come sostiene Conforti – “la rete, di per sé, non è in grado di garantire il
passaggio dalla democrazia rappresentativa alla democrazia diretta”, che
presuppone l’esistenza di un popolo informato sulle questioni da dibattere.
L’orizzontalità della rete non deve, cioè, diventare un nuovo dogma nel
contesto della nostra età ipermoderna,
come viene definita da alcuni studiosi, caratterizzata dalla liquidità dei comportamenti e dei
sentimenti, insieme ad un iper-narcisismo alimentato dalla connessione perpetua,
che rende quasi nulla la dimensione sociale dell’esistenza.
Conforti
giustamente dichiara che “davvero non ne possiamo più di opinioni, a cui ci
hanno abituato da tempo i gossip show televisivi e tutto lo tsunami ininterrotto di commenti della
‘gente comune’ sui portali web o sui blog,
in coda ad articoli o a post di per
sé anche autorevoli o perlomeno interessanti, i tweet a commento di tutti i programmi tv, soprattutto quelli
sportivi e di intrattenimento”. Abbiamo bisogno di uscire dalla caverna
platonica della doxa e di recuperare
un linguaggio più complesso ed elaborato rispetto a quello tipico della
conversazione virtuale.
Come
rispondere, allora, alla domanda del titolo ed alla sua sineddoche implicita?
Certamente non in maniera univoca, giacché la rete è indubbiamente utile per
chi la usa con cognizione di causa e non si lascia ingannare dal mito della
neutralità tecnologica. Nell’ambito scolastico, poi, numerose sono le
opportunità (puntualmente elencate nel volume) che la multimedialità offre agli
studenti e agli insegnanti, le quali non sono certo da sottovalutare perché,
come viene ribadito, “è nella scuola che si pongono le basi del futuro”.
Mauro Germani