Desidero ricordare Pier Mario Vello, prematuramente scomparso lo scorso 29 giugno, con l'incipit del suo scritto relativo al racconto I sette messaggeri di Dino Buzzati, pubblicato nel volume da me curato L'attesa e l'ignoto. L'opera multiforme di Dino Buzzati (L'arcolaio, 2012). Si tratta di un saggio originalissimo e profondo, che bene evidenzia non solo la qualità della scrittura di Pier Mario, ma anche la sua cultura letteraria, filosofica e scientifica, capace di abbracciare diversi campi del sapere. Pier Mario teneva molto a questo libro e fu proprio lui ad organizzare la presentazione del volume a Villa Buzzati il 4 maggio del 2013. Conservo in me il ricordo vivo del suo entusiasmo e della sua generosità, nonché della sua grande umanità e simpatia.
Pier Mario Vello
Confine, senza-confine, monstrum, nei
“Sessanta racconti” di Dino Buzzati.
Tutti gli elementi della metafisica
spaziale buzzatiana, della dialettica tra finito e infinito, tra stasi e
cammino, tra limite e illimitato, tra misura e immisurabile sono già contenuti
nel testo di apertura dei “Sessanta
racconti”, dal titolo I sette messaggeri. La
curiosità che spinge ad assumere sfide non perfettamente misurabili e il
fascino della frontiera sconosciuta è prepotente in questo racconto, pubblicato
nel 1958. E sebbene il presente saggio avesse l’intenzione di descrivere la dialettica
tra il Buzzati milanese e quello bellunese, nel suo andirivieni di migrante tra
città e monti, qui dobbiamo prendere un’altra strada, dopo un’approfondita
lettura dei Racconti. In Buzzati, figlio dell’aristocrazia bellunese
trasferitasi a Milano e vissuto nell’ambiente borghese e colto della grande
città, non troveremo mai i contrasti, i travagli, le sofferenze e le fratture
dolorose dell’emigrante. La frattura, la frontiera e l’illimitato lontano non
sorgono mai come elementi di vita storicamente vissuta di un emigrante, ma sono
delle vere e proprie categorie fenomenologiche, storiche sì, ma che
appartengono all’essere dell’intera umanità. Non è tanto, perciò, l’andirivieni
tra Milano e Belluno, dove del resto Buzzati fa il turista colto e benestante, ma sono i viaggi
da esploratore e da cronista, da inviato speciale nelle diversità irrisolte del
mondo a fornire la materia prima a Buzzati.
I sette
messaggeri
è il racconto del viaggio di esplorazione compiuto dal secondogenito del Re per sondare e conoscere i confini del regno del padre. Porta con sé sette
messaggeri e al termine di ogni giornata di cammino ne invia uno al padre con
le notizie del viaggio. Ciascun messaggero, raggiunta la reggia del padre,
ritorna con le notizie del re ormai lontano. I messaggeri sono appellati con
nomi in ordine alfabetico: Alessandro, Bartolomeo, Caio, Domenico, Ettore,
Federico, Gregorio. Poiché il viaggio
procede incessantemente, le distanze variano e aumentano di giorno in giorno.
Così, come aumentano le distanze che i messaggeri devono compiere per mantenere
i contatti tra l’esploratore e la reggia. A dismisura.
La
parola “dis-misura” descrive bene il significato di questo testo, che
paradossalmente è quello tra i Sessanta
racconti che maggiormente contiene
l’iperbole e la maniacalità della misurazione ossessiva. La dismisura,
l’affievolirsi della ragione e l’impatto con l’infinito innumerabile emergono
attraverso un puntuale calcolo di misurazioni precise e di ragionevoli calcoli.
La trama stessa di un piano apparentemente razionale fa in realtà trasparire
l’irrazionale sprofondarsi nell’illimitato inconoscibile e nel nulla. Le
distanze misurate, i tempi prescritti, le ipotesi dei ritmi di andata e ritorno
sono matematicamente calcolati, prima con la curiosità della scoperta
osservativa del fenomeno, poi con la dolorosa consapevolezza di chi dal calcolo
numerico inferisce previsioni esistenziali che lo riguardano da vicino. Man
mano che passa il tempo, le notizie di ritorno diventano sempre più rare. Man mano
che sono compiute nuove giornate di percorso, la frequenza con cui i messaggeri
ritornano si fa sempre più bassa: “la voce della mia città diveniva in tal modo
sempre più fioca”.
La
vertigine con cui tutto questo è descritto è la stessa del passaggio matematico
all’infinito [...]
PIER MARIO VELLO