La scrittura non è mai una vittoria sul nulla, malgrado quello che se ne dice, ma al contrario un'esplorazione del nulla attraverso il vocabolo.
Il rischio è di aprire infinitamente il libro al libro. Questa apertura è anche il vortice, l'abisso: è in questa apertura che sta lo scrittore. Dove il rischio è assente non può esserci scrittura.
Il rischio è di aprire infinitamente il libro al libro. Questa apertura è anche il vortice, l'abisso: è in questa apertura che sta lo scrittore. Dove il rischio è assente non può esserci scrittura.
Edmond Jabès Dal deserto al libro
L'opera di Edmond Jabès (Il Cairo 1912 - Parigi 1991) custodisce il mistero della scrittura mediante la composizione di un infinito Libro Interrogante che, fondandosi sul rigore di una ricerca continua sottoposta alla cancellazione e allo svelamento, alla sovversione e al dialogo, conduce il lettore verso l'intimità del segreto.
Dai Livres des questions fino alle ultime pubblicazioni, Jabès ha segnato un percorso davvero unico ed esemplare di meditazione poetica in cui la domanda intorno alla scrittura incontra - all'interno del pensiero ebraico - la voce del silenzio e il luogo dell'esilio, la consapevolezza dello scacco nei confronti dell'originario e il sogno inquietante di una dimora da edificare nel deserto, con la sabbia delle parole.
Se però da un lato questa esperienza estrema ha condotto Jabès all'esplorazione del nulla attraverso il vocabolo, assumendo su di sé il rischio dell'abisso e della perdita, dall'altro ha prodotto un'opera straordinariamente ricca e complessa, percorsa da continui movimenti sotterranei, da alterazioni di senso e illuminazioni improvvise, ma ben salda nella sua tenace volontà di ricerca e di costruzione, nella sua fedeltà assoluta al valore e al compito della poesia.
da Splinder, 19 ottobre 2009